CREATURE SAFFICHE |
Svelatemi o Numi del cielo
o amabile Venere o chiunque abbia creato L’Eros, svelatemi vi scongiuro l’arcano mistero di costoro: son giovanissime dee puttane o dolci figlie di Saffo? Ninfette in amore, amabili crature saffiche con i loro corpi nudi attorcigliati e avvinghiati uno sull’altro fino a formarne uno solo. Anima nell’anima respiro nel respiro fiamme di paradiso. Acerbi potentissimi sensi scambiatevi lancinanti effusioni, esplodete di malizia e innocenza. Brividi, sussulti e fremiti son lugubri rintocchi di messa funebre, orgasmi, orgasmi e orgasmi rosari sussurrati nel silenzio della chiesa. Grazie potente Zeus grazie divinità tutte dell’Olimpo per avermi donato occhi che possono ammirare così celestiale visione. Perdonami Dio della bontà e della purezza ma io non so rinunciare alla tentazione di quei corpi. grazie divinità tutte dell’Olimpo per avermi donato occhi che possono ammirare così celestiale visione. Perdonami Dio della bontà e della purezza ma io non so rinunciare alla tentazione di quei corpi. |
DEPRESSIONE
La salute c’è
non presenta nessuna malattia.
Eppure è così deperita,
quando dorme sembra morta!
Cos’ha questa povera ragazza?
Non ha niente!
Ha solo il verme
della depressione
che la sta consumando
pian piano
ogni giorno di più.
DOLCISSIMA STELLINA | |
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Dolcissima Stellina,
timida come un pallido sole dietro le nuvole, tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido, dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada tu sei per me il sogno d’una notte incantata, l’effimera illusione d’un amore irrealizzabile. Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro come una luce fioca che da lontano cresce… cresce… fino ad abbagliarmi l’anima col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno e la tua voce melodiosa come cori di augelli. Lacrime lucenti di gioia brillano adesso nei miei occhi. In un attimo tu hai riempito di bello il mio cuore, dipinto di sogno la realtà ed io non vorrei mai più svegliarmi da questo momento magico. Sembra quasi d’averti già conosciuta tanto tempo fa in qualche sogno lontano chissà dove e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi, scopro in essi l’infinito vibrare e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti, dileguandoci come due gabbiani liberi verso l’orizzonte. Restano ammutolite nel mio silenzio magico mille parole, mille sensazioni che sento ma non riesco ad esprimerti, non so come spiegartelo ma avverto dentro, qualcosa d’indefinibile, mai provata prima, meravigliosamente reale al tempo stesso: un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso come il rosso corallo negli abissi del mare. Da una vita sono in cerca di te ma tu sei più di quanto aspettassi. Dolcissima Stellina Abbi cura di te, ti auguro di non cambiare, resta quel germoglio che sei adesso. Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza, non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi, l’armonia d’ogni tuo gesto perché solo tu riesci a sorridermi con gli occhi, hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli: che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito quando, domani, cadranno le lacrime degli anni? e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me? Addio mia dolcissima Stellina! avrei voluto darti molto di più tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo ma sono dai tuoi anni ormai disperatamente lontano. Ti lascio in questa poesia il mio ricordo di ragazzo solo come te ed ogni volta che la leggerai, d’incanto, non esisteranno più barriere né distanze tra noi due, io, di colpo, rinascerò in te e tu, specchiata nella mia anima, sarai qui vicino a me. |
EROS E MORTE
Eros e morte
camminano insieme,
l’uno a fianco dell’altro,
dall’origine dell’universo
sino all’eternità.
Non può esistere il sesso
senza l’incombente presenza della morte,
e non si può morire per sempre
se non si sparge prima su questa terra il seme dell’amore.
Ogni essere umano comincia a morire
da quando un orgasmo lo genera,
e conserva nella memoria d’una lapide
parte di quell’amore che non separa la vita dalla morte.
Non c’è maga Circe capace di convincere Ulisse
col dono dell’immortalità,
e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare
che spaventi l’uomo
perchè quest’ultimo,
ostinato e vanitoso,
innamorato di quel breve soffio che è la vita,
è pronto a sfidare persino gli dei
pur di amare e morire,
respirando fino all’ultimo alito di vita,
sfruttando anche l’ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.
Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità
anche l’Onnipotente resterebbe senza parole.
ESSENZA LARVALE
Su strada nera conduco i miei passi,
nascosto oltre un nulla d’infinito,
una volta oscura sovrastante incombe.
Ascolto le cadenti lacrime della natura,
scendono sul mondo e me
cencioso essere mortale.
Enigma è la mia inesistente provvidenza,
nichilismo dei buoni sentimenti
icone perdute di essi.
Come dalla psiche profonda
omissioni di verità approdano
caricandomi di brama di comprensibilità.
Fuori da mura di pelle
le febbri son più grandi
dei geli del cuore.
Respiro zolfi del mondo
dove il calore diviene sempre più tenuo,
solo fredde spinte sussistono in me.
Nessun vigore ausilia la triste marcia,
tranne un’anomia fredda come il cuore
d’essenza larvale che sono.
E soltanto ora la mia anima maledetta
comprende il senso insensato
di un’esistenza di vela senza vento,
di airone senza ali,
di carne senz’anima.
IL MARE E LA BAMBINA
L’inesorabile sbattere delle onde
graffia gli scogli
li scolpisce, li modella.
La bambina,
con la vestina gialla e il fiocco stretto in vita,
ha negli occhi l’immagine del sole
per l’ultima volta visto.
Guarda il mare,
vi proietta quell’immensa luce.
E’ solo un attimo
e l’acqua la travolge.
E dopo è solo luce
luce che rischiara e scalda il mare
e la bambina è solo acqua.
IL MIO IO COSMICO
Vedo vivere e sfiorire intorno a me
inesorabilmente
le persone, le cose, le stagioni
preda d’un sentimento panico dell’universo.
Trovo conforto abbandonandomi nella natura
per dimenticare in essa la mia forma umana
accogliendo nel sangue
il brivido solare d’una vita pura.
Il mio io cosmico pone la propria oggettività
per poi tornare a se stesso
nel perpetuo flusso della vita.
Mi fondo nella natura
contemplando il momento in cui l’amore
sarà libero fuori dal corpo
per farsi cielo.
Sublimo l’anima con i sensi
ma non interrompo il contatto fisico col mondo.
Forse spero di trovare in fondo alla strada percorsa
il silenzio e la solitudine dell’universo
anche quando silenzio e solitudine
sembrano chiudermi e annientarmi.
IL MISTERO
Rapito dal tuo vortice
sto scrutando il tuo cielo infinito,
volteggiando nel tuo vento impetuoso,
naufragando nel tuo mare in tempesta,
sprofondando nei tortuosi meandri della mia mente
ma sto solo impazzendo
perdendomi in un labirinto enorme.
Scopro l’ignoranza della scienza.
Smarrisco la mia fede.
Rimango spaventosamente affascinato.
Sulla riva un bimbo col suo secchiello
vuol prendere un pò alla volta tutto il mare.
IL SILENZIO NEL SILENZIO
Erba appena bagnata sulla livida terra,
odore di pioggia da poco caduta
trasporta nell’aria bollicine di sogni,
in questo autunno che scorre lento…
Silenti alberi ammutoliti e spogliati
attendono stanchi giovani foglie,
con la nuova stagione arriveranno
in questo autunno che respira lento…
Un colore giallognolo suggestivo e irreale
avvolge ogni cosa di magico incanto,
sfumature di anime invocano il sole
in questo autunno che sbadiglia lento…
Piante e animali stanno dormendo
la natura è un fantasma che si aggira ramingo,
persino le pietre chiudono gli occhi arrossati
in questo autunno che dorme lento…
Non si avvertono rumori, non si odono lamenti
non c’è più linfa, è sottratta ogni energia,
domina il nulla immobile e statico
in questo autunno che tace lento…
Una coltre di nebbia come una nuvola
disegna il paesaggio di malinconica assenza,
una sottile tristezza scende sul cuore
in questo autunno che muore lento…
E in questo bosco solitario e sperduto
dove anche il vento non ha la forza di soffiare,
io perdo me stesso ed i miei pensieri
e nel silenzio io rimango in silenzio.
Il volto inquietante del mio male | |
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Vorrei svegliarmi da quest’incubo, gettami acqua fresca in viso, il ghiaccio mi assale, scaldo le mani con un po’ di fiato. Cerco in me una via d’uscita ma non esiste fuga, non c’è posto per nascondersi, proteggermi non puoi. Diverso da ogni altro, nella terra di nessuno, tutto intorno tace in un silenzio irreale. Guido senza meta, faccio sesso senza amore, riflesso in uno specchio c’è un fantasma al posto mio. E non trovo le parole per spiegare ciò che ho, ogni cosa intorno a me appare sadica e crudele. È inutile sforzarsi di essere normale, non posso fingere a me stesso proprio non funziona mai. Trascinato dentro un labirinto enorme vedo stanze tutte uguali; in ognuna di esse mi attraggono piaceri sempre nuovi. Sembrano dirmi: “Entra da noi, esaudiremo qualunque desiderio non importa che sia proibito vedrai sarà bellissimo”. Sbagliare è facile se non sai più chi sei, non ho saputo dire no, mi sono perso in un vicolo cieco. La strada ammaliante del piacere mi viene incontro senza ostacoli, preda inerme della concupiscenza tocco il fondo pensando di raggiungere la cima. Sono schiavo del mio istinto, intrappolato nella mia angoscia, c’è un’ombra che mi insegue, dovunque vado non mi lascia mai. In una danza infernale, senza fermarsi mai, girano intorno a me fantasmi ed incubi. Voglio scoprire la tua origine, combattere ed annientare le tue tentazioni, fino a giungere faccia a faccia con il volto più inquietante del mio male. Sì, scaverò nei miei profondi abissi tirerò fuori il demone a cui appartengo, a costo d’impazzire, giuro io mi libererò. La mia anima smarrita ora sprofonda dove non c’è luce, nuda nuota sott’acqua, non riemerge più. |